Ovviamente non ho alcuna intenzione di esimermi ed esimervi dalla mia critica mostruosa. Sorvolerò invece sulla descrizione del piacere del gusto di una buona fiorentina che mi sembra scontato quanto ovvio.
Per tutti i cultori di moda non posso certo dire che la mostra non meriti di essere vista, non mancano le innovazioni e gli estremismi stilistici. Merita! La prima cosa che però non mi è chiara è il titolo. Perchè "contromoda"? "Contro" cosa? Non certo contro la MODA in senso stretto. Non rappresenta un movimento di rottura, piuttosto una collezione di sensazionalismi creativi. Ancora più facile è capire il perchè i capi in mostra lascino così stupiti i visitatori: la maggior parte della collezione, nonostante la lista dei famosi partecipanti facesse pensare ad una cosa più eterogenea, è costituita da abiti ideati da stilisti orientali come Yamamoto o Rei. Quando nel vecchio continente si indossava la crinolina loro portavano il kimono, la lontananza dalla nostra concezione di forma, bellezza, spazio e costruzione è talmente evidente da lasciare evidentemente colpito ogni osservatore occidentale. La mostra non ha un percorso cronologico. Si mantiene tra gli anni ottanta e gli inizi del nuovo millennio a parte un inaspettato abito di Christian Dior che manca di una contestualizzazione chiara. Boh!!! Sicuramente un abito da museo ma un po’ fuori luogo per l’evento in questione. Manca il fiorentino Capucci che quanto ad innovatore per forme e volumi rimane sicuramente uno degli stilisti più importanti al mondo. La mostra ha inoltre un’ammiccante allestimento tecnocool. Il tradizionale nome dell’artista su cartoncino è infatti sostituito da uno schermo lcd (uno per ogni abito esposto!) con la breve storia dello stilista prima in inglese e poi in italiano e una serie di immagini a rotazione che costringono a rimanere davanti ad ogni manichino troppo a lungo per chi, come me, preferirebbe gestirsi il tempo di visita in modo più indipendente. Un po’ noioso. Come ha giustamente osservato mio padre: “si nota che la mostra è stata concepita oltreoceano…” (gli abiti infatti provengono dalla collezione permanente del County Museum of Art di Los Angeles).
Io rimarrò in attesa di essere stupita dalla prossima mostra di moda organizzata in concomitanza col Pitti alla Leopolda… E intanto andrò Milano a vedermi la Westwood…
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